giovedì, dicembre 25, 2008

Se non potete essere una via maestra, siate un sentiero.

Se non potete essere il sole, siate una stella.

Cercate di essere sempre il meglio di qualunque cosa siete.

Martin Luther King

lunedì, dicembre 15, 2008

Sono tempi bui.

Lo dicono tutti: stampa, televisione, sinistra, destra. Scrittori, attori, registi. La gente comune, i ricchi che non sanno che fare dei propri soldi ma se ne lamentano sempre, e quei pochi che ancora possiamo definire imprenditori. Le persone oneste, e quelle meno.

E intanto il Tempo, quello con la t maiuscola, passa indisturbato.

E me ne accorgo dalle piccole cose. Dal mutare lento dell'ambiente.

Oggi, per esempio, mi sono accorto di una cosa che mi ha turbato. Mia madre, che ho avanti da 26 anni a questa parte, che ogni tanto rompe quando mi chiama per ogni scemenza che le viene in mente, è venuta in stanza. Solo per i pochi istanti necessari a chiedermi una cosa e tornare in cucina. E in quegli istanti l'ho osservata con una oggettività che mi mancava da un pezzo. La ho rivista come se fossi mancato da casa da mesi, forse anni. Ho visto la stanchezza sul suo viso, con le rughe a testimoniare ogni evento trascorso.

Mi sono accorto più di ogni altra volta che il tempo se ne fotte, passa e basta.

E mi son chiesto come sarò tra venti anni.

E' dura.

giovedì, novembre 20, 2008

venerdì, ottobre 31, 2008

Tutti sanno che una cosa è impossibile da realizzare, finché arriva uno sprovveduto che non lo sa e la inventa.

Albert Einstein
Napoli è la più nordica delle città africane.

(Vittorio Gassman)

Gli ebrei si incontrano e costruiscono palazzi, i napoletani si incontrano e si sputano in faccia.

(Pino Daniele)

Napoli è l'unica città orientale che non ha un quartiere europeo.

(Edoardo Scarfoglio)

martedì, ottobre 21, 2008

Abbiamo notato coi miei compagni che i Napoletani sono dediti alla bocca e al ventre, grandi sfottitori, bestemmiatori, rissosi e spacconi.

(Jean Jacques Bouchard, 1606-1641 - Voyage dans le Royaume de Naples)

giovedì, ottobre 16, 2008

La modernità ha fallito.
Bisogna costruire un nuovo umanesimo,
altrimenti il pianeta non si salva.


— Albert Einstein

lunedì, ottobre 13, 2008



La corrente delle stelle

«Mentre la risoluzione formalistica della matematica, escludendone l’appartenenza al pensiero, la rende completamente adatta a esprimere proprio per questo la cosiddetta realtà naturale. È sconcertante, scrive Kant, quanto poco si possa fare con tutto quello che ci offre la matematica pura. Questo poco però, se vogliamo è già molto: è l’idealismo critico. Si può in realtà fare ancora meno. Resta confermato che tanto vi è di scienza quanto in essa vi è di matematica, ma tutto ciò suona ormai irrisione rispetto al significato che aveva in Kant»

giovedì, ottobre 02, 2008

"Davvero pensate che nulla di ciò che accade dipenda dal vostro impegno?"


Saviano, lettera a Gomorra
tra killer e omertà
di ROBERTO SAVIANO


I RESPONSABILI hanno dei nomi. Hanno dei volti. Hanno persino un'anima. O forse no. Giuseppe Setola, Alessandro Cirillo, Oreste Spagnuolo, Giovanni Letizia, Emilio di Caterino, Pietro Vargas stanno portando avanti una strategia militare violentissima. Sono autorizzati dal boss latitante Michele Zagaria e si nascondono intorno a Lago Patria. Tra di loro si sentiranno combattenti solitari, guerrieri che cercano di farla pagare a tutti, ultimi vendicatori di una delle più sventurate e feroci terre d'Europa. Se la racconteranno così.

Ma Giuseppe Setola, Alessandro Cirillo, Oreste Spagnuolo, Giovanni Letizia, Emilio di Caterino e Pietro Vargas sono vigliacchi, in realtà: assassini senza alcun tipo di abilità militare. Per ammazzare svuotano caricatori all'impazzata, per caricarsi si strafanno di cucaina e si gonfiano di Fernet Branca e vodka. Sparano a persone disarmate, colte all'improvviso o prese alle spalle. Non si sono mai confrontati con altri uomini armati. Dinnanzi a questi tremerebbero, e invece si sentono forti e sicuri uccidendo inermi, spesso anziani o ragazzi giovani. Ingannandoli e prendendoli alle spalle.

E io mi chiedo: nella vostra terra, nella nostra terra sono ormai mesi e mesi che un manipolo di killer si aggira indisturbato massacrando soprattutto persone innocenti. Cinque, sei persone, sempre le stesse. Com'è possibile? Mi chiedo: ma questa terra come si vede, come si rappresenta a se stessa, come si immagina? Come ve la immaginate voi la vostra terra, il vostro paese? Come vi sentite quando andate al lavoro, passeggiate, fate l'amore? Vi ponete il problema, o vi basta dire, "così è sempre stato e sempre sarà così"?

Davvero vi basta credere che nulla di ciò che accade dipende dal vostro impegno o dalla vostra indignazione? Che in fondo tutti hanno di che campare e quindi tanto vale vivere la propria vita quotidiana e nient'altro. Vi bastano queste risposte per farvi andare avanti? Vi basta dire "non faccio niente di male, sono una persona onesta" per farvi sentire innocenti? Lasciarvi passare le notizie sulla pelle e sull'anima. Tanto è sempre stato così, o no? O delegare ad associazioni, chiesa, militanti, giornalisti e altri il compito di denunciare vi rende tranquilli? Di una tranquillità che vi fa andare a letto magari non felici ma in pace? Vi basta veramente?

Questo gruppo di fuoco ha ucciso soprattutto innocenti. In qualsiasi altro paese la libertà d'azione di un simile branco di assassini avrebbe generato dibattiti, scontri politici, riflessioni. Invece qui si tratta solo di crimini connaturati a un territorio considerato una delle province del buco del culo d'Italia. E quindi gli inquirenti, i carabinieri e poliziotti, i quattro cronisti che seguono le vicende, restano soli. Neanche chi nel resto del paese legge un giornale, sa che questi killer usano sempre la stessa strategia: si fingono poliziotti. Hanno lampeggiante e paletta, dicono di essere della Dia o di dover fare un controllo di documenti. Ricorrono a un trucco da due soldi per ammazzare con più facilità. E vivono come bestie: tra masserie di bufale, case di periferia, garage.

Hanno ucciso sedici persone. La mattanza comincia il 2 maggio verso le sei del mattino in una masseria di bufale a Cancello Arnone. Ammazzano il padre del pentito Domenico Bidognetti, cugino ed ex fedelissimo di Cicciotto e' mezzanotte.

Umberto Bidognetti aveva 69 anni e in genere era accompagnato pure dal figlio di Mimì, che giusto quella mattina non era riuscito a tirarsi su dal letto per aiutare il nonno. Il 15 maggio uccidono a Baia Verde, frazione di Castel Volturno, il sessantacinquenne Domenico Noviello, titolare di una scuola guida. Domenico Noviello si era opposto al racket otto anni prima. Era stato sotto scorta, ma poi il ciclo di protezione era finito. Non sapeva di essere nel mirino, non se l'aspettava. Gli scaricano addosso 20 colpi mentre con la sua Panda sta andando a fare una sosta al bar prima di aprire l'autoscuola. La sua esecuzione era anche un messaggio alla Polizia che stava per celebrare la sua festa proprio a Casal di Principe, tre giorni dopo, e ancor più una chiara dichiarazione: può passare quasi un decennio ma i Casalesi non dimenticano.

Prima ancora, il 13 maggio, distruggono con un incendio la fabbrica di materassi di Pietro Russo a Santa Maria Capua Vetere. È l'unico dei loro bersagli ad avere una scorta. Perché è stato l'unico che, con Tano Grasso, tentò di organizzare un fronte contro il racket in terra casalese. Poi, il 30 maggio, a Villaricca colpiscono alla pancia Francesca Carrino, una ragazza, venticinque anni, nipote di Anna Carrino, la ex compagna di Francesco Bidognetti, pentita. Era in casa con la madre e con la nonna, ma era stata lei ad aprire la porta ai killer che si spacciavano per agenti della Dia.

Non passa nemmeno un giorno che a Casal di Principe, mentre dopo pranzo sta per andare al "Roxy bar", uccidono Michele Orsi, imprenditore dei rifiuti vicino al clan che, arrestato l'anno prima, aveva cominciato a collaborare con la magistratura svelando gli intrighi rifiuti-politica-camorra. È un omicidio eccellente che fa clamore, solleva polemiche, fa alzare la voce ai rappresentanti dello Stato. Ma non fa fermare i killer.

L'11 luglio uccidono al Lido "La Fiorente" di Varcaturo Raffaele Granata, 70 anni, gestore dello stabilimento balneare e padre del sindaco di Calvizzano. Anche lui paga per non avere anni prima ceduto alle volontà del clan. Il 4 agosto massacrano a Castel Volturno Ziber Dani e Arthur Kazani che stavano seduti ai tavoli all'aperto del "Bar Kubana" e, probabilmente, il 21 agosto Ramis Doda, venticinque anni, davanti al "Bar Freedom" di San Marcellino. Le vittime sono albanesi che arrotondavano con lo spaccio, ma avevano il permesso di soggiorno e lavoravano nei cantieri come muratori e imbianchini.

Poi il 18 agosto aprono un fuoco indiscriminato contro la villetta di Teddy Egonwman, presidente dei nigeriani in Campania, che si batte da anni contro la prostituzione delle sue connazionali, ferendo gravemente lui, sua moglie Alice e altri tre amici.

Tornano a San Marcellino il 12 settembre per uccidere Antonio Ciardullo ed Ernesto Fabozzi, massacrati mentre stavano facendo manutenzione ai camion della ditta di trasporti di cui il primo era titolare. Anche lui non aveva obbedito, e chi gli era accanto è stato ucciso perché testimone.

Infine, il 18 settembre, trivellano prima Antonio Celiento, titolare di una sala giochi a Baia Verde, e un quarto d'ora dopo aprono un fuoco di 130 proiettili di pistole e kalashnikov contro gli africani riuniti dentro e davanti la sartoria "Ob Ob Exotic Fashion" di Castel Volturno. Muoiono Samuel Kwaku, 26 anni, e Alaj Ababa, del Togo; Cristopher Adams e Alex Geemes, 28 anni, liberiani; Kwame Yulius Francis, 31 anni, e Eric Yeboah, 25, ghanesi, mentre viene ricoverato con ferite gravi Joseph Ayimbora, 34 anni, anche lui del Ghana. Solo uno o due di loro avevano forse a che fare con la droga, gli altri erano lì per caso, lavoravano duro nei cantieri o dove capitava, e pure nella sartoria.

Sedici vittime in meno di sei mesi. Qualsiasi paese democratico con una situazione del genere avrebbe vacillato. Qui da noi, nonostante tutto, neanche se n'è parlato. Neanche si era a conoscenza da Roma in su di questa scia di sangue e di questo terrorismo, che non parla arabo, che non ha stelle a cinque punte, ma comanda e domina senza contrasto.

Ammazzano chiunque si opponga. Ammazzano chiunque capiti sotto tiro, senza riguardi per nessuno. La lista dei morti potrebbe essere più lunga, molto più lunga. E per tutti questi mesi nessuno ha informato l'opinione pubblica che girava questa "paranza di fuoco". Paranza, come le barche che escono a pescare insieme in alto mare. Nessuno ne ha rivelato i nomi sino a quando non hanno fatto strage a Castel Volturno.

Ma sono sempre gli stessi, usano sempre le stesse armi, anche se cercano di modificarle per trarre in inganno la scientifica, segno che ne hanno a disposizione poche. Non entrano in contatto con le famiglie, stanno rigorosamente fra di loro. Ogni tanto qualcuno li intravede nei bar di qualche paesone, dove si fermano per riempirsi d'alcol. E da sei mesi nessuno riesce ad acciuffarli.

Castel Volturno, territorio dove è avvenuta la maggior parte dei delitti, non è un luogo qualsiasi. Non è un quartiere degradato, un ghetto per reietti e sfruttati come se ne possono trovare anche altrove, anche se ormai certe sue zone somigliano più alle hometown dell'Africa che al luogo di turismo balneare per il quale erano state costruite le sue villette. Castel Volturno è il luogo dove i Coppola edificarono la più grande cittadella abusiva del mondo, il celebre Villaggio Coppola.

863.000 metri quadrati occupati col cemento. Che abusivamente presero il posto di una delle più grandi pinete marittime del Mediterraneo. Abusivo l'ospedale, abusiva la caserma dei carabinieri, abusive le poste. Tutto abusivo. Ci andarono ad abitare le famiglie dei soldati della Nato. Quando se ne andarono, il territorio cadde nell'abbandono più totale e divenne tutto feudo di Francesco Bidognetti
e al tempo stesso territorio della mafia nigeriana.

I nigeriani hanno una mafia potente con la quale ai Casalesi conveniva allearsi, il loro paese è diventato uno snodo nel traffico internazionale di cucaina e le organizzazioni nigeriane sono potentissime, capaci di investire soprattutto nei money transfer, i punti attraverso i quali tutti gli immigrati del mondo inviano i soldi a casa. Attraverso questi, i nigeriani controllano soldi e persone. Da Castel Volturno transita la coca africana diretta soprattutto in Inghilterra. Le tasse sul traffico che quindi il clan impone non sono soltanto il pizzo sullo spaccio al minuto, ma accordi di una sorta di joint venture. Ora però i nigeriani sono potenti, potentissimi. Così come lo è la mafia albanese, con la quale i Casalesi sono in affari.

E il clan si sta slabbrando, teme di non essere più riconosciuto come chi comanda per primo e per ultimo sul territorio. Ed ecco che nei vuoti si insinuano gli uomini della paranza. Uccidono dei pesci piccoli albanesi come azione dimostrativa, fanno strage di africani - e fra questi nessuno viene dalla Nigeria - colpiscono gli ultimi anelli della catena di gerarchie etniche e criminali. Muoiono ragazzi onesti, ma come sempre, in questa terra, per morire non dev'esserci una ragione. E basta poco per essere diffamati.

I ragazzi africani uccisi erano immediatamente tutti "trafficanti" come furono "camorristi" Giuseppe Rovescio e Vincenzo Natale, ammazzati a Villa Literno il 23 settembre 2003 perché erano fermi a prendere una birra vicino a Francesco Galoppo, affiliato del clan Bidognetti. Anche loro furono subito battezzati come criminali.

Non è la prima volta che si compie da quelle parti una mattanza di immigrati. Nel 1990 Augusto La Torre, boss di Mondragone, partì con i suoi fedelissimi alla volta di un bar che, pur gestito da italiani, era diventato un punto di incontro per lo spaccio degli africani. Tutto avveniva sempre lungo la statale Domitiana, a Pescopagano, pochi chilometri a nord di Castel Volturno, però già in territorio mondragonese. Uccisero sei persone, fra cui il gestore, e ne ferirono molte altre. Anche quello era stato il culmine di una serie di azioni contro gli stranieri, ma i Casalesi che pure approvavano le intimidazioni non gradirono la strage. La Torre dovette incassare critiche pesanti da parte di Francesco "Sandokan" Schiavone. Ma ora i tempi sono cambiati e permettono di lasciar esercitare una violenza indiscriminata a un gruppo di cocainomani armati.

Chiedo di nuovo alla mia terra che immagine abbia di sé. Lo chiedo anche a tutte quelle associazioni di donne e uomini che in grande silenzio qui lavorano e si impegnano. A quei pochi politici che riescono a rimanere credibili, che resistono alle tentazioni della collusione o della rinuncia a combattere il potere dei clan. A tutti coloro che fanno bene il loro lavoro, a tutti coloro che cercano di vivere onestamente, come in qualsiasi altra parte del mondo. A tutte queste persone. Che sono sempre di più, ma sono sempre più sole.

Come vi immaginate questa terra? Se è vero, come disse Danilo Dolci, che ciascuno cresce solo se è sognato, voi come ve li sognate questi luoghi? Non c'è stata mai così tanta attenzione rivolta alle vostre terre e quel che vi è avvenuto e vi avviene. Eppure non sembra cambiato molto. I due boss che comandano continuano a comandare e ad essere liberi. Antonio Iovine e Michele Zagaria. Dodici anni di latitanza. Anche di loro si sa dove sono. Il primo è a San Cipriano d'Aversa, il secondo a Casapesenna. In un territorio grande come un fazzoletto di terra, possibile che non si riesca a scovarli?

È storia antica quella dei latitanti ricercati in tutto il mondo e poi trovati proprio a casa loro. Ma è storia nuova che ormai ne abbiano parlato più e più volte giornali e tv, che politici di ogni colore abbiano promesso che li faranno arrestare. Ma intanto il tempo passa e nulla accade. E sono lì. Passeggiano, parlano, incontrano persone.

Ho visto che nella mia terra sono comparse scritte contro di me. Saviano merda. Saviano verme. E un'enorme bara con il mio nome. E poi insulti, continue denigrazioni a partire dalla più ricorrente e banale: "Quello s'è fatto i soldi". Col mio lavoro di scrittore adesso riesco a vivere e, per fortuna, pagarmi gli avvocati. E loro? Loro che comandano imperi economici e si fanno costruire ville faraoniche in paesi dove non ci sono nemmeno le strade asfaltate?

Loro che per lo smaltimento di rifiuti tossici sono riusciti in una sola operazione a incassare sino a 500 milioni di euro e hanno imbottito la nostra terra di veleni al punto tale di far lievitare fino al 24% certi tumori, e le malformazioni congenite fino all'84% per cento? Soldi veri che generano, secondo l'Osservatorio epidemiologico campano, una media di 7.172,5 morti per tumore all'anno in Campania. E ad arricchirsi sulle disgrazie di questa terra sarei io con le mie parole, o i carabinieri e i magistrati, i cronisti e tutti gli altri che con libri o film o in ogni altro modo continuano a denunciare? Com'è possibile che si crei un tale capovolgimento di prospettive? Com'è possibile che anche persone oneste si uniscano a questo coro? Pur conoscendo la mia terra, di fronte a tutto questo io rimango incredulo e sgomento e anche ferito al punto che fatico a trovare la mia voce.

Perché il dolore porta ad ammutolire, perché l'ostilità porta a non sapere a chi parlare. E allora a chi devo rivolgermi, che cosa dico? Come faccio a dire alla mia terra di smettere di essere schiacciata tra l'arroganza dei forti e la codardia dei deboli? Oggi qui in questa stanza dove sono, ospite di chi mi protegge, è il mio compleanno. Penso a tutti i compleanni passati così, da quando ho la scorta, un po' nervoso, un po' triste e soprattutto solo.

Penso che non potrò mai più passarne uno normale nella mia terra, che non potrò mai più metterci piede. Rimpiango come un malato senza speranze tutti i compleanni trascurati, snobbati perché è solo una data qualsiasi, e un altro anno ce ne sarà uno uguale. Ormai si è aperta una voragine nel tempo e nello spazio, una ferita che non potrà mai rimarginarsi. E penso pure e soprattutto a chi vive la mia stessa condizione e non ha come me il privilegio di scriverne e parlare a molti.

Penso ad altri amici sotto scorta, Raffaele, Rosaria, Lirio, Tano, penso a Carmelina, la maestra di Mondragone che aveva denunciato il killer di un camorrista e che da allora vive sotto protezione, lontana, sola. Lasciata dal fidanzato che doveva sposare, giudicata dagli amici che si sentono schiacciati dal suo coraggio e dalla loro mediocrità. Perché non c'era stata solidarietà per il suo gesto, anzi, ci sono state critiche e abbandono. Lei ha solo seguito un richiamo della sua coscienza e ha dovuto barcamenarsi con il magro stipendio che le dà lo stato.

Cos'ha fatto Carmelina, cos'hanno fatto altri come lei per avere la vita distrutta e sradicata, mentre i boss latitanti continuano a poter vivere protetti e rispettati nelle loro terre? E chiedo alla mia terra: che cosa ci rimane? Ditemelo. Galleggiare? Far finta di niente? Calpestare scale di ospedali lavate da cooperative di pulizie loro, ricevere nei serbatoi la benzina spillata da pompe di benzina loro? Vivere in case costruite da loro, bere il caffè della marca imposta da loro (ogni marca di caffè per essere venduta nei bar deve avere l'autorizzazione dei clan), cucinare nelle loro pentole (il clan Tavoletta gestiva produzione e vendita delle marche più prestigiose di pentole)?

Mangiare il loro pane, la loro mozzarella, i loro ortaggi? Votare i loro politici che riescono, come dichiarano i pentiti, ad arrivare alle più alte cariche nazionali? Lavorare nei loro centri commerciali, costruiti per creare posti di lavoro e sudditanza dovuta al posto di lavoro, ma intanto non c'è perdita, perché gran parte dei negozi sono loro? Siete fieri di vivere nel territorio con i più grandi centri commerciali del mondo e insieme uno dei più alti tassi di povertà? Passare il tempo nei locali gestiti o autorizzati da loro? Sedervi al bar vicino ai loro figli, i figli dei loro avvocati, dei loro colletti bianchi? E trovarli simpatici e innocenti, tutto sommato persone gradevoli, perché loro in fondo sono solo ragazzi, che colpa hanno dei loro padri.


E infatti non si tratta di stabilire colpe, ma di smettere di accettare e di subire sempre, smettere di pensare che almeno c'è ordine, che almeno c'è lavoro, e che basta non grattare, non alzare il velo, continuare ad andare avanti per la propria strada. Che basta fare questo e nella nostra terra si è già nel migliore dei mondi possibili, o magari no, ma nell'unico mondo possibile sicuramente.

Quanto ancora dobbiamo aspettare? Quanto ancora dobbiamo vedere i migliori emigrare e i rassegnati rimanere? Siete davvero sicuri che vada bene così? Che le serate che passate a corteggiarvi, a ridere, a litigare, a maledire il puzzo dei rifiuti bruciati, a scambiarvi quattro chiacchiere, possano bastare? Voi volete una vita semplice, normale, fatta di piccole cose, mentre intorno a voi c'è una guerra vera, mentre chi non subisce e denuncia e parla perde ogni cosa. Come abbiamo fatto a divenire così ciechi? Così asserviti e rassegnati, così piegati? Come è possibile che solo gli ultimi degli ultimi, gli africani di Castel Volturno che subiscono lo sfruttamento e la violenza dei clan italiani e di altri africani, abbiano saputo una volta tirare fuori più rabbia che paura e rassegnazione? Non posso credere che un sud così ricco di talenti e forze possa davvero accontentarsi solo di questo.

La Calabria ha il Pil più basso d'Italia ma "Cosa Nuova", ossia la ?ndrangheta, fattura quanto e più di una intera manovra finanziaria italiana. Alitalia sarà in crisi, ma a Grazzanise, in un territorio marcio di camorra, si sta per costruire il più grande aeroporto italiano, il più vasto del Mediterraneo. Una terra condannata a far circolare enormi capitali senza avere uno straccio di sviluppo vero, e invece ha danaro, profitto, cemento che ha il sapore del saccheggio, non della crescita.

Non posso credere che riescano a resistere soltanto pochi individui eccezionali. Che la denuncia sia ormai solo il compito dei pochi singoli, preti, maestri, medici, i pochi politici onesti e gruppi che interpretano il ruolo della società civile. E il resto? Gli altri se ne stanno buoni e zitti, tramortiti dalla paura? La paura. L'alibi maggiore. Fa sentire tutti a posto perché è in suo nome che si tutelano la famiglia, gli affetti, la propria vita innocente, il proprio sacrosanto diritto a viverla e costruirla.

Ma non avere più paura non sarebbe difficile. Basterebbe agire, ma non da soli. La paura va a braccetto con l'isolamento. Ogni volta che qualcuno si tira indietro crea altra paura, che crea ancora altra paura, in un crescendo esponenziale che immobilizza, erode, lentamente manda in rovina.


"Si può edificare la felicità del mondo sulle spalle di un unico bambino maltrattato?", domanda Ivan Karamazov a suo fratello Aljosha. Ma voi non volete un mondo perfetto, volete solo una vita tranquilla e semplice, una quotidianità accettabile, il calore di una famiglia. Accontentarvi di questo pensate che vi metta al riparo da ansie e dolori. E forse ci riuscite, riuscite a trovare una dimensione in cui trovate serenità. Ma a che prezzo?

Se i vostri figli dovessero nascere malati o ammalarsi, se un'altra volta dovreste rivolgervi a un politico che in cambio di un voto vi darà un lavoro senza il quale anche i vostri piccoli sogni e progetti finirebbero nel vuoto, quando faticherete ad ottenere un mutuo per la vostra casa mentre i direttori delle stesse banche saranno sempre disponibili con chi comanda, quando vedrete tutto questo forse vi renderete conto che non c'è riparo, che non esiste nessun ambito protetto, e che l'atteggiamento che pensavate realistico e saggiamente disincantato vi ha appestato l'anima di un risentimento e rancore che toglie ogni gusto alla vostra vita.

Perché se tutto ciò è triste la cosa ancora più triste è l'abitudine. Abituarsi che non ci sia null'altro da fare che rassegnarsi, arrangiarsi o andare via. Chiedo alla mia terra se riesce ancora ad immaginare di poter scegliere. Le chiedo se è in grado di compiere almeno quel primo gesto di libertà che sta nel riuscire a pensarsi diversa, pensarsi libera. Non rassegnarsi ad accettare come un destino naturale quel che è invece opera degli uomini.

Quegli uomini possono strapparti alla tua terra e al tuo passato, portarti via la serenità, impedirti di trovare una casa, scriverti insulti sulle pareti del tuo paese, possono fare il deserto intorno a te. Ma non possono estirpare quel che resta una certezza e, per questo, rimane pure una speranza. Che non è giusto, non è per niente naturale, far sottostare un territorio al dominio della violenza e dello sfruttamento senza limiti. E che non deve andare avanti così perché così è sempre stato. Anche perché non è vero che tutto è sempre uguale, ma è sempre peggio.

Perché la devastazione cresce proporzionalmente con i loro affari, perché è irreversibile come la terra una volta per tutte appestata, perché non conosce limiti. Perché là fuori si aggirano sei killer abbrutiti e strafatti, con licenza di uccidere e non mandato, che non si fermano di fronte a nessuno. Perché sono loro l'immagine e somiglianza di ciò che regna oggi su queste terre e di quel che le attende domani, dopodomani, nel futuro. Bisogna trovare la forza di cambiare. Ora, o mai più.

Copyright 2008
by Roberto Saviano
Published by arrangement
of Roberto Santachiara
Literary Agency

mercoledì, ottobre 01, 2008

"Scaricate sempre, scaricate tutto. Anzi, fotocopiate anche i libri scolastici che costano un sacco di soldi. Si fanno troppi convegni sulla pirateria, il paese ha altri problemi. La cultura va divulgata, e' un bene che vi si possa accedere facilmente"

Pietro Valsecchi,
Taodue Film - 3 settembre 2008

domenica, settembre 28, 2008

da QUESTO POST

Basito, di fronte alla voragine abominevole dell'oleografia, non mi resta che dare decisi segni di resa, di rassegnazione senza ritorno. Mi spoglio di ogni resistenza, di ogni struttura gnoseologica che mi spingeva ad esaminare, studiare, capire, approfondire, e ostracizzare senza riposo tutto ciò che formasse la protocultura napolegna.
Io mi fermo, depongo le armi, ho finito le cartucce, le forze, le capacità di oppormi a quello che anzitutto è un cancro mentale, che porta a scrivere "HAI NAPOLETANI" invece che "AI NAPOLETANI", o dire in calce ad un commento "MI SCUSI MADAM LOREN". Io cedo allo sconforto, di fronte a questi scarti umani così fieri, così pieni, così soddisfatti di essere napoletani. Crollo di fronte a questa desolante unicità pseudoculturale, che rende il napoletano un'entità vagante che rende anormale la normalità. Io non trovo parole, ho smesso di trovarle perché ho voglia di smettere di cercarle ogni volta che mi imbatto in questo genere di persone senza consapevolezza, cui manca la coscienza di vivere nel fondo di un baratro che sprofonda secondo dopo secondo, irradiati da un sole pezzotto, e dalle loro fottute pizze a Mergellina, che passeggiano sul lungofognaacieloaperto soddisfatti e realizzati nello schiavizzarsi napoletani, secondo un legame carnale con una città-aborto, un nugolo di morti viventi che va incontro ad una morte che mai soddisferà abbastanza chi vuole, a ragione, vederci morti sotto un'enorme colata lavica risolutrice, unico modo di passare alla storia secondo una giustizia etno-antropologica. Per giustizia etno-antropologica nella storia, intendo l'estinzione della nostra razza napoletana. Quella che con la raccolta differenziata vuole risolvere il pobblema. Il pobblema, è la grammatica sventrata, la scuola depauperata, che poi è un non problema, perché il tutto cede di fronte alle legioni armate di chiaviche semoventi appestate che per questioni territoriali danno una mano al destino, aiutandolo a cancellarli definitivamente dalla faccia della terra e dio ti ringrazio. Questa gente mi porta al delirio perché non trovo spiegazione, riesco a malapena a focalizzare una sorta di profondo e feroce schifo, che è pur sempre troppo poco. Qualsiasi odio non sarà mai sufficiente, qualsiasi sentimento malevolo e diabolico contro chi sbandiera Via Caracciolo/cartolina/pizza/premiatadittacamorra, non sarà mai abbastanza. E me ne strafotto anche degli esercizi di retorica alla Saviano. E' un contributo mascherato da rifiuto, alla sottocultura, è uno sdegno morale d'occasione, da agenzia letteraria.
Vi prego, vi chiedo solo uno sforzo: capire la duplice natura del mio infinito schifo. Duplice origine: perché sta a voi estenderlo all'infinito, perché mai sarò in grado di esprimerlo in maniera esauriente. La seconda origine di questo disagio morale è leggere ciò che queste persone scrivono, il loro triste entusiasmo, la loro ridicola fierezza popolare, la loro inarrestabile corsa verso l'unica destinazione possibile: l'estinzione.

sabato, settembre 13, 2008

Questa non è una catena di Sant Antonio, non è una cazzata, non è un tantra, non è un messaggio di pace, ne una preghiera.

Chiedo un pizzico di pazienza per vedere questa serie di filmati:

http://www.laterradeifuochi.it

Pochi minuti di pazienza.

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Lo 'scandalo' dell'emergenza rifiuti (che non è un'emergenza) di Gennaio scorso è noto per avere sbattuto la città di Napoli sui giornali di tutto il mondo, svegliando dal sonno catartico alcuni e facendo sorridere (ahimé) altri.

Ebbene, checché se ne voglia pensare, quell''episodio' - che non è stato il primo e non sarà l'ultimo - non è che la punta di un iceberg DEVASTANTE.

I filmati contenuti nella playlist linkata in alto contengono le immagini riprese in zone bene o male a noi note, almeno per sentito dire. Alcuni ci abitano, altri ci passano o ci saranno passati almeno una volta nella vita; altri non le conoscono e non ci passeranno mai. Il mio messaggio va a tutti ugualmente, poiché a differenza di un'auto, di una casa o di una proprietà - in qualche modo sempre confinabile entro un perimetro di possesso sufficientemente concreto - l'aria che respiriamo o l'acqua che beviamo sono di TUTTI e TUTTI ne vengono a contatto. Inevitabilmente.

In un'area che parte dai Campi Flegrei, e arriva fino al casertano - passando per Giugliano, Licola, Marano, Qualiano, Quarto, Pozzuoli, Acerra, Arzano, Casalnuovo e molti altri comuni dell'hinterland napoletano - vengono sversate quotidianamente TONNELLATE di rifiuti definibili come SPECIALI e PERICOLOSI: carcasse di elettrodomestici, plastica, contenitori, imballi, COPERTONI DI QUALSIASI DIMENSIONE e persino l'ETERNIT (il vecchio AMIANTO)! Con un'azione sistematica e capillare, tali masse di pattume vengono INCENDIATE, con il conseguente rilascio nell'ambiente di POLVERI DI SOSTANZE TOSSICHE ED ALTAMENTE INQUINANTI. Dopo lo spegnersi del rogo ogni zona viene ri-utilizzata per un nuovo sverso e un altro nuovo incendio.

Le polveri tossiche che vengono a crearsi si depositano inevitabilmente su ETTARI INTERI DI CAMPI COLTIVATI, FRUTTETI ED ALLEVAMENTI, che producono ogni giorno DECINE DI TONNELLATE di prodotti che popolano le nostre tavole (sempre di TUTTI, non solo qui in Campania - l'export di mozzarella di bufala è un fenomeno mondiale, ricordatelo!). A conti fatti ciò significa che ogni giorno che passa avremo respirato o ingerito una ALTA QUANTITA' di quello schifo.

E' inutile fare il dottorucolo (che non sono) ed elencare le malattie provocate da tutto questo; piuttosto vorrei dire VERGOGNA!

VERGOGNA!

- a chi, gente del Sud, si ostina a montare paraocchi perenni e continua la sua vita come se certe condizioni ASSURDE siano normali solo perchè ci è 'abituata';

VERGOGNA!

- a chi, nel resto d'Italia, rinchiude queste notizie in un recinto di cui non sente l'appartenenza: lo SCHIFO che ci gira nei polmoni è anche loro!

VERGOGNA!

- ad una classe politica INETTA e CRIMINALE, che HA RASO AL SUOLO UN PAESE E CONTINUA INDISTURBATA A FARLO;

VERGOGNA!

- a chi POTREBBE E DOVREBBE portare tutto questo agli occhi di tutti e non lo fa - ma a che servono i giornali, la televisione, la radio? Voi che ci lavorate: non vi sentite inutili?

VERGOGNA!

- a chi, una volta letta questo messaggio (o forse neanche), chiuderà la pagina e si farà una risata. IGNORANTI!


Per una volta fate qualcosa di intelligente.
Girate questo messaggio.


Grazie,
Gianfranco.

giovedì, agosto 28, 2008

Gli uomini che non capiscono le donne
si dividono in due gruppi:

gli scapoli, e i mariti.


Languirand

sabato, agosto 16, 2008

mercoledì, agosto 13, 2008

Hello darkness my old friend,
I've come to talk with you again
Because a vision softly creeping
left it's seeds while I was sleeping
And the vision that was planted in my brain
still remains, within the sounds of silence

In restless dreams I walked alone,
narrow streets of cobblestone
'neath the halo of a streetlamp
I turned my collar to the cold and damp
when my eyes were stabbed by the flash of a neon light
split the night... and touched the sound of silence

And in the naked light I saw
ten thousand people maybe more
people talking without speaking
people hearing without listening
people writing songs that voices never share
noone dare, disturb the sound of silence

Fools said I you do not know,
silence like a cancer grows,
hear my words that I might teach you
take my arms that I might reach you
but my words, like silent raindrops fell...
and echoed the will of silence

And the people bowed and prayed,
to the neon god they made
And the sign flashed out its warning
in the words that it was forming
And the sign said, "The words of the prophets
are written on the subway walls, and tenement halls
and whisper the sounds of silence.

giovedì, luglio 24, 2008

La cosa più bella che ci sia
in un viaggio d'auto di notte
è fare il passeggero
e guardare le stelle in alto nel cielo.

venerdì, luglio 18, 2008

martedì, luglio 15, 2008

"Man mano che resti in un posto,
le cose e le persone si sbracano, marciscono
e si mettono a puzzare appositamente per te."

Louis-Ferdinand Céline

giovedì, luglio 10, 2008

“Il peggior baccano che si possa immaginare in una casa situata di fronte alle mie finestre, solo perchè una donna ha chiamato puttana un'altra ( qui il popolaccio dice 'zoccola' che è grosso sorcio femmina che vive di fogna).
Non appena la parola oltraggiosa uscì dalla bocca dell'insolente, tutti i congiunti dell'innocente offesa, presenti in gran numero poichè lei era a casa sua, si gettarono su colei che l'aveva aggredita, e con poderosi e ben assestati colpi la stesero al suolo.
Ma la fortuna le venne in aiuto. Le sue grida luciferine raggiunsero le orecchie di alcune conoscenti che si trovavano a passar di lì e accorsero in sua difesa. La battaglia finì per coinvolgere tutti. Pietre e palle di fango, mazze, sputi e sangue, ovunque , su tutti e senza sosta; sembrava un girone infernale
. La vittoria aleggiava sulle teste dei combattenti, incerta su dove posarsi. Ma sopravvenne un sergente con alcuni soldati mettendo immediatamente fine a quel baccano di demonii, e tutto s'acquietò. Anche le loro lingue, che prima avevano dato l'allarme con gli accenti e le urla rauche più bellicose, tacquero.
Il timore della galera sopì gli animi. Io fui cosi impressionato da tale acerba violenza per un nulla che, rinchiusa la mia finestra, esitai per un po' a riprender la mia colazione.”

Christopher Hervey ,
A Napoli nel 1761

da: Letters from Italy , Spain Portugal - London 1785

mercoledì, giugno 25, 2008

Lo riporto da questa pagina. Incollo direttamente il testo, per i pigri.



Communiqué de presse
Victoire de la santé face à l’incinération

La mobilisation d’un collectif de 531 médecins et d’associations environnementales a permis, pour la première fois en France, de faire échouer un projet d’incinérateur d’ordures ménagères. Après avoir organisé un grenelle local de l’incinération le 26 mars 2008, le Préfet de la Région Auvergne a annoncé le 18 juin dernier qu’il refusait d’accorder l’autorisation de construction d’un incinérateur d’ordures ménagères à Clermont Ferrand. En mars 2008, un rapport de l’Institut national de Veille Sanitaire (InVS) soulignait une augmentation considérable du risque de développer certains types de cancers (lymphomes, myélomes, sarcomes des tissus mous, cancers du sein) chez les personnes résidant à proximité des incinérateurs. L’InVS précisant que cette étude ne permet pas d'incriminer un polluant particulier, la mise aux normes des incinérateurs pour les dioxines ne garanti pas la réduction du risque, les filtres à dioxines étant inefficaces pour de nombreuses autres substances CMR (Cancérigènes, Mutagènes, Reprotoxiques) produites par la combustion des déchets ménagers.

CONFERENCE DE PRESSE
Vendredi 27 JUIN 2008 à 14 heures 30
Au Centre Jean RICHEPIN, salle n°2 à Clermont¬Ferrand
( rue Jean Richepin, face au Lycée Sidoine Apollinaire)

Les portes¬parole du Collectif de 531 médecins qui se sont opposés à cette implantation, les docteurs CALUT, CHIAPPONI, LAFFONT et LAVIGNON. tiendront une conférence de Presse en présence du Professeur Dominique BELPOMME, cancérologue à Hôpital Européen Georges Pompidou et Président de l’Association pour la Recherche Thérapeutique Anti Cancéreuse (ARTAC).

Seront évoqués :
Les risques de cancer pour les populations vivant autour des 130 incinérateurs d’ordures ménagères en fonctionnement en France.
La stratégie de prévention et de précaution que les médecins et autres professionnels de santé, en étroite relation avec les populations, comptent mettre en oeuvre au plan national pour éviter les effets sanitaires nuisibles de l’incinération : mieux que guérir, prévenir.

Contacts Presse :
Dr Jean¬Michel CALUT
Vice¬Président de la Coordination Nationale Médicale Santé Environnement (CNMSE)
tel : 06 08 99 05 65 famillecalut@wanadoo.fr
Dr Alain Laffont
Porte¬parole du Collectif de 531 médecins opposés à l’incinérateur de Clermont
tel : 06 08 92 67 70


**********************

Traduzione: Français > Italiano:

COMUNICATO STAMPA
Vittoria diella salute sul fronte inceneritori

La mobilitazione di un gruppo di 531 medici e associazioni ambientaliste ha permesso per la prima volta in Francia, di far fallire un progetto di inceneritore di rifiuti.

Dopo l'organizzazione di un sito di incenerimento Grenelle 26 marzo 2008, il Prefetto della Regione Auvergne ha annunciato il 18 giugno scorso il rifiuto di concedere il permesso di costruire un inceneritore di rifiuti a Clermont Ferrand [capoluogo della regione dell'Alvernia - ndr]

.
Nel marzo 2008, una relazione della Institut national de Veille Sanitaire (InVS) ha evidenziato un aumento considerevole del rischio di sviluppare alcuni tipi di cancro ([b]linfoma, mieloma, sarcomi dei tessuti molli, tumori del seno) tra le persone che vivono vicino a inceneritori. La InVS affermando che lo studio non permette di criminalizzare un particolare fattore inquinante, e la messa a norma per il filtraggio delle diossine negli inceneritori non garantisce la riduzione dei rischi; i filtri di diossine sono inefficaci con molte altre sostanze CMR (Cancerogeni, Mutageni , Reprotossici) prodotta dalla combustione di rifiuti domestici. [ senza voler considerare tutta la bomba tossica che di nascosto - ma ben autorizzato nel decreto legge del 23/5 scorso nei codici CER - ci butteranno nell'inceneritore per eliminare dalla nostra vista i rifiuti chimici e dichiaratamente tossici - ndr] [/b]

CONFERENZA STAMPA Venerdì, 27 giugno 2008 a 14 ore e 30 Presso il Centre Jean RICHEPIN, Camera n. 2 a Clermont-Ferrand (Rue Jean Richepin, di fronte al Liceo Sidoine Apollinaire)

Le porte della voce collettiva di 531 medici che sono contrari a questa posizione, i medici CALUT, Chiapponi, Laffont e LAVIGNON. ha tenuto una conferenza stampa alla presenza del professor Dominique BELPOMME, oncologo a livello europeo Georges Pompidou Hospital e del presidente della Associazione per la lotta antifrode Thérapeutique Recherche Cancéreuse (ARTAC).

Si ricordano:

I rischi di cancro per le persone che vivono circa 130 inceneritori di rifiuti in funzione in Francia.¬

La strategia di prevenzione e di cure che i medici e altri¬ professionisti della sanità, in stretto rapporto con la gente, sono l'attuazione del piano nazionale per impedire la effetti nocivi per la salute di incenerimento: meglio che curare, prevenire.


Contatti stampa: Dr Jean-Michel CALUT Vice-presidente del Medico Nazionale Coordinamento Salute Ambiente (CNMSE) tel: 06 08 99 05 65 famillecalut@wanadoo.fr Dr Alain Laffont Il portavoce del collettivo di 531 medici opposti l'inceneritore Clermont tel: 06 08 92 67 70

sabato, giugno 14, 2008

Quando una freccia è incoccata sull'arco,

prima o poi bisogna scoccarla.

Proverbio cinese

mercoledì, maggio 07, 2008

Lavora come se non avessi bisogno dei soldi.
Ama come se nessuno ti abbia mai fatto soffrire.
Balla come se nessuno ti stesse guardando.
Canta come se nessuno ti stesse sentendo.
Vivi come se il Paradiso fosse sulla Terra.


Da una mail

martedì, aprile 22, 2008

Grazie, Ayrton.

Se una persona non ha più sogni,
non ha più alcuna ragione di vivere.
Sognare è necessario,
anche se nel sogno va intravista la realtà.
Per me, è uno dei principi della Vita.


Ayrton Senna

martedì, aprile 15, 2008

Da "La Settimana Enigmistica"

Un rapinatore aggredisce un anziano signore:

- Dammi i soldi!

- Non puo' farmi questo, sono un deputato

- Ah, in questo caso ridammi i MIEI soldi!



14 aprile 2008. L'Italia è morta.

mercoledì, aprile 09, 2008

lunedì, aprile 07, 2008

L'amour comme un vertige,
comme un sacrifice,
et comme le dernier mot de tout.



Henri Alban Fournier - scrittore

martedì, aprile 01, 2008

D'un tratto,
senza muoversi minimamente,
quella ragazzina,
aprì gli occhi.

letto ieri in treno, da "Seta" di A. Baricco

giovedì, marzo 13, 2008

Più di ieri...meno di domani



L'amore è ingenuo e insieme astuto,
colorito e insieme pallido,
crudele verso tutti,
e al tempo stesso mite,
volubile, incostante.
L'amore è governato da un'arte tutta sua.
dai Carmina Burana







TI AMO.

mercoledì, febbraio 20, 2008

SAGGIO SULL'ONESTÀ INTELLETTUALE
Prof. M. Kilroy

1. Gli uomini hanno idee.

2. Gli uomini esprimono idee.

3. Gli uomini esprimono idee che non sono loro.

4. Le idee, una volta espresse e dunque sottoposte alla pressione di un pubblico, diventano oggetti artificiali privi di un reale rapporto con la loro origine. Gli uomini le affinano con tale ingegno da renderle micidiali. Col tempo scoprono di poterle usare come armi. Non ci pensano su un attimo. E sparano.
[Analisi di una tragedia necessaria]

5. ...

6. L'onestà intellettuale è un ossimoro


Un'altra vita saremo onesti. saremo capaci di tacere.

lunedì, febbraio 04, 2008

Detto proverbiale:


Chi tiene conto anche del poco

può diventare padrone del molto


sarà vero?

venerdì, gennaio 25, 2008


Ciò che non siamo in grado di cambiare


dobbiamo almeno descriverlo


R.W. Fassbinder

martedì, gennaio 22, 2008

Il falso ingegnere, i danni ambientali e il via vai di "quei camion targati Napoli"
Nel sito il triplo d'immondizia prevista: olio, plastica e residui di vernici

Orvieto, l'ombra della camorra
sulla discarica dei veleni

Dal business milionario agli appalti finiti sotto processo
dal nostro inviato CARLO BONINI


ORVIETO - Se la metti a fuoco una volta, non te la togli più di torno. Taglia l'orizzonte della rocca del Duomo. Incombe sulla valle. Fa da quinta all'Autosole. La discarica "le Crete", la Grande Pattumiera dell'Umbria, è un cratere artificiale di 84 mila metri quadrati, aperto nei calanchi di argilla che chiudono la riva sinistra del fiume Paglia. E ha una storia che nessuno sembra abbia voglia di raccontare.

Perché in Umbria, l'omertà si chiama "riservatezza". Perché se dici rifiuti, pensi a Napoli. Se dici Camorra, pensi alla Campania. Se ascolti di amministratori locali scaltri, di avventurieri della "mondezza", immagini il nostro Meridione, non il paradiso degli ulivi. Non un gioiello d'arte dove, il 24 gennaio, un piccolo tribunale proverà a celebrare un processo che nessuno vuole. Per i nomi dei suoi imputati, per le responsabilità politiche che illumina.

La società che controlla "le Crete" si chiama "Sao" e ha cambiato padrone nel maggio 2006. La acquisisce la Acea nell'operazione con cui rileva la indebitata "Tea" (gruppo "Erg") per circa 150 milioni di euro. La discarica è un ottimo affare. Geologicamente (le argille plioceniche hanno un altissimo coefficiente di impermeabilità al percolato: un metro di penetrazione ogni 10 mila anni). E, soprattutto, per quel che può e si ha intenzione di farla diventare.

Ma, da almeno dieci anni, ha un problema. La procura della Repubblica di Orvieto si ostina a ficcare il naso in quel che avviene nel cratere e intorno al cratere. Tra il '97 e il '98, una prima indagine ha accertato che in quei calanchi si va tecnicamente a vista, affidandosi all'expertise di un geometra comunale. Che in coincidenza di robusti "eventi meteorologici", i liquami liberati dai rifiuti arrivano dritti dritti nel Paglia. Per non parlare dell'impianto di compostaggio dei rifiuti. Una selezione scadente produce un "compost" di pessima qualità, che non ha mercato e finisce in discarica. A fine anni '90, il sito viene chiuso, e si decide di aprire una nuova ferita nei calanchi, lungo lo stesso crinale.

Il progetto della nuova (e attuale) discarica viene affidato e realizzato da due geologi e un "tecnico": l'ingegnere Iginio Orsini. Che "ingegnere" non è mai diventato. Ha dato un solo esame, da studente, ma è un eccellente praticone, che ha ingannato molti (persino a Parigi) e si aiuta con qualche buon software di progettazione. Quando lo scoprono e gli chiedono conto in tribunale è troppo tardi: le ruspe sono già al lavoro. Nel 2001, con la nuova discarica a regime, la "Sao" e il comune di Orvieto, un monocolore rosso da mezzo secolo, fiutano il business. Le "Crete" - ragionano - possono coniugare le ragioni della "politica di solidarietà" con altre amministrazioni di sinistra e quella dei soldi facili per le casse dell'Amministrazione.

La Campania è in ginocchio di fronte ai rifiuti e le nuove "Crete" hanno spazio da vendere. Basta pagare. L'operazione è benedetta dalla Regione Umbria, dalla regione Campania, dall'allora sindaco di Orvieto, Stefano Cimicchi. E' un uomo il cui nome, ancora oggi, viene pronunciato dagli orvietani con un certo timore. Comunista, quindi diessino, è diventato sindaco nel '91, per poi essere rieletto nel '95 e nel '99. In quegli anni, sembra di capire, Orvieto è cosa sua. Non si muove paglia che lui non sappia o non voglia. Le potenzialità della discarica sono un suo pallino anche per il vantaggio che ne viene alle casse del comune. L'affare con la Campania si fa.

Per la umbra "Sao", a Napoli, opera informalmente un tale Rino Martini. E' un ex colonnello della Forestale che si è messo a fare il trader internazionale di rifiuti. Per i primi trasporti dal napoletano in Umbria aggancia la "Ecolog", società per lo smaltimento dei rifiuti del gruppo Fs e allora general contractor del consorzio campano. Dice di aver comprato delle volumetrie delle "Crete" per rifiuti extraregionali e fa un prezzo, che la Sao conferma. Iniziano i trasporti. Ma presto è chiaro che c'è qualcosa di poco trasparente.

Alla "Ecolog" lavora gente seria, convinta che, anche nel business dei rifiuti, sia possibile coniugare "redditività" e trasparenza. Quel genere di pignoli che fanno attenzione ai "formulari". Sono le bolle che accompagnano ogni tipo di rifiuto. Ne certificano la natura, la quantità, il punto di carico, il trasportatore, il trasformatore, il punto di scarico. Quando il rifiuto completa il suo tragitto, il "formulario" torna indietro, perché tutti coloro che vi hanno messo mano siano sicuri che a destinazione è arrivato esattamente ciò che è partito. Bene, nei formulari che tornano indietro dall'Umbria figurano finiti nelle "Crete" rifiuti mai caricati. Per tipo e per quantità. La prima volta, alla Ecolog, pensano a un errore. Al quinto "errore" corrono dai carabinieri e si sfilano.

Nel 2003, una nuova "emergenza". Orvieto e Napoli si tendono ancora una volta la mano per un accordo di programma. La prima esperienza lo sconsiglierebbe per molte ragioni (non ultima che il trasporto dei rifiuti non è stato saldato). Che, tuttavia, sembrano esattamente le stesse per cui l'accordo si conclude. Ufficialmente si tratta di spostare 20 mila tonnellate i rifiuti. Che, a 160 euro la tonnellata, più 25 euro di trasporto, fanno una discreta cifra.

E infatti accade qualcosa. Che Roberto Cetera, amministratore delegato di "Ecolog", racconterà al procuratore di Orvieto Calogero Ferrotti, il magistrato che, prima del suo trasferimento, riuscirà a portare in giudizio "le Crete". In quel 2003 - racconta a verbale Cetera - è accaduto che uno degli autotrasportatori napoletani che lavorano per la "Ecolog" si sia confidato. Degli "amici" lo hanno invitato a mollare la sua prestigiosa committenza per salire a bordo di un nuovo cartello di società "che hanno già firmato nuovi contratti con la Sao". Cetera si insospettisce. Chiede conto al commissario straordinario, che cade dalle nuvole. Salvo scoprire, che, in realtà, nuovi contratti sono stati firmati. Ma dal consorzio Napoli 3, presieduto da Mimmo Pinto.

Mimmo Pinto è stato tutto in vita sua. Ha fondato i "disoccupati organizzati" napoletani. E' stato in Lotta Continua. E' stato radicale, socialista, forza italiota. Si è infine acconciato a salire a bordo dell'amministrazione Bassolino, che lo ha messo a occuparsi di rifiuti. Per il nuovo "affare" umbro, la "Ecolog" è fuori. La "logistica" e il trasporto Napoli-Orvieto - accerterà l'inchiesta della magistratura - vengono subappaltate a due società nell'orbita della Camorra.

La "New Ecoservice srl" e la "Emambiente srl" (quest'ultima con sede sociale a Giugliano, il feudo dei Mallardo), cui l'affare porta 1,5 milioni di euro. Il solo denaro, per molto tempo, ad essere stato regolarmente saldato (dopo una transazione di 3,5 milioni di euro, "Sao" vanta tuttora crediti per oltre 3 milioni). Nelle "Crete" i camion che arrivano da Napoli scaricano tra le 50 e le 60 mila tonnellate di rifiuti. Tre volte il quantitativo previsto dall'accordo. Ma cosa sversano?

Il 24 di gennaio, alla domanda potrebbe dare risposta un processo in cui gli imputati sono 10. Funzionari e dirigenti della "Sao", l'ex sindaco di Orvieto Cimicchi, l'assessore regionale all'ambiente di Prc Danilo Monelli e Mimmo Pinto. Imputati di una lunga teoria di falsi, abusi e reati ambientali destinati a rapida prescrizione se il processo dovesse traslocare a Napoli. Vedremo cosa accadrà. C'è da dire che chi tocca i fili del business dell'immondizia, da queste parti, rimane folgorato.

Lo scrittore Luigi Malerba, nel lontano aprile '97, ha il coraggio di scrivere una lettera aperta su "Repubblica". Rivolgendosi a Cimicchi lo invita a desistere dall'allora progettato inceneritore che dovrebbe completare il "ciclo" della discarica. Con l'argomento di chi non ha girato la testa dall'altra parte. "Sa che di notte sono già arrivati alla discarica orvietana carichi di rifiuti su autocarri targati Napoli? (...) Credo che dietro tutta questa vicenda sciagurata ci sia una parola incriminata ed esorcizzata: "business"". Viene trascinato in un tribunale, dove sarà assolto. Ma ha visto lunghissimo.

Sono passati 11 anni. E il business sta per ricominciare. In altro modo. La provincia di Terni ha autorizzato la discarica ad accogliere rifiuti speciali per 130 mila tonnellate, il 10% della sua capienza (1 milione e 300 mila tonnellate). Si chiamano "rifiuti speciali non pericolosi". Sono lubrificanti, residui di vernici, adesivi, collanti, "esiti" della lavorazione dei metalli, della plastica, rifiuti da incenerimento. Al comune di Orvieto, andrà una fiches di 7 euro a tonnellata. E forse qualcosa di più, se avrà seguito una bozza di accordo che la nuova "Sao" ha sottoposto al nuovo sindaco, Stefano Mocio, il 27 novembre scorso.

"Facendo riferimento a intese intercorse", "Sao" propone di mettere una pietra sul passato con una transazione e di guardare avanti a un progetto che realizzi nel territorio del comune un polo di energie rinnovabili. Dovrebbe funzionare così. "Sao" verserà al comune 402 mila euro (70 mila per sponsorizzare "Winter Umbria Jazz"; 45 mila per "contributi a interventi di educazione ambientale; 287 mila per scordarsi il passato) e, oltre ad avere pieno sfruttamento della discarica, avrà via libera alla "realizzazione sul territorio della costruzione di nuovi impianti per le energie rinnovabili (...) impianti fotovoltaici, un impianto a bio-masse, un impianto per il trattamento dei rifiuti tossici dei termovalorizzatori". Orvieto osserva e tace tra i suoi ulivi.

domenica, gennaio 20, 2008

la speranza è l'ultima a morire - and i build a home for you, for me - la sfida è sempre la stessa: trovare il limite e cercare di migliorarsi - qualunque cosa tu possa fare, o sognare di fare, incominciala. l'audacia ha in sè genio, potere e magia. incominciala adesso - vivere o morire? a te la scelta - l'uomo è buono finchè gli conviene - quando si sogna da soli è solo un sogno, quando si è in due è la realtà che comincia - who wants to live forever? - tra dire e fare c'è di mezzo il mare - qua nessuno c'ha il libretto d'istruzioni - senso di vuoto, vuoto di senso - non puo' piovere per sempre - dopotutto, domani è un altro giorno - we have no idea - musica = vita - via via via da qui - precious and fragile things need special handlings - essere o non essere? questo è il dilemma - sonno, tanto sonno.

martedì, gennaio 15, 2008

Propongo tre minuti di silenzio, in segno di lutto.

Abbiamo perso ogni dignità.



Il concetto di normalità, a Napoli, è incredibilmente unico. Per un napoletano potere tornare ad usufruire di un servizio ferroviario PESSIMO è una vittoria, quasi. Aspetto il treno SEPSA per Quarto la cui linea, fino a stamattina, era interrotta a causa della 'pacifica manifestazione' della gente di Pianura (la cui metà era casualmente di Secondigliano) contro la riapertura della discarica di Pisani. La discarica, in termini geografici, è quasi più di Quarto che di Napoli. In verità, fosse per me, non avrei mosso un dito contro la decisione del Governo, nonostante sia contrario alla riapertura (accumulo su accumulo, munnezza nuova su quella vecchia, tossico su molto tossico). Perchè? Semplicemente perchè è decisione dello Stato. Punto. Invece, alla fine, la discarica è ferma. La camorra ha vinto ancora, dimostrando a caratteri cubitali che conta molto di più di qualsiasi ministro o presidente italiano. La spazzatura non si tocca, si è visto, la soluzione per toglierla dalle strade è una: bruciarla. E se siete contrari, fottetevi. Anche quei poveri cristi dei pompieri non contano un cazzo. Vengono a spegnere? Giù con le sassate! Insistono? Al rogo pure loro. Con il passare dei giorni, in questa settimana, ho visto diminuire le camionette delle forze dell'ordine e, in verità, la cosa mi preoccupa. Anzi, mi delude. E' il segno chiaro, nitido, che non cambierà niente. Niente. Un po' di tempo e tornerà tutto come prima.

Tenimm' 'o sole,
tenimm' 'o mare,
ma che ce ne fotte?

lunedì, gennaio 14, 2008

Se tu non torni
non tornerà neanche l'estate
e resteremo qui
io e mia madre a guardare la pioggia

Se tu non torni
non torneranno neanche le rondini
e resteremo qui
io e mio padre a guardare il cielo, eh

Se tu non torni
non tornerà nemmeno il sole
e resteremo qui
io e mio fratello a guardare la terra
che era così bella quando ci correvi
con un profumo d'erba che tu respiravi
era così grande se l'attraversavi e non finiva mai

Così stanotte voglio una stella a farmi compagnia
che ti serva da lontano ad indicarti la via
così amore amore amore amore dove sei?
se non torni non c'è vita nei giorni miei

Se tu non torni
non torneranno i bei tramonti
e resterò con me a contemplare la sera
che era così bella quando ci correvi
con un profumo d'erba che tu respiravi
era così grande se l'attraversavi e non finiva mai

Così stanotte voglio una stella a farmi compagnia
che ti serva da lontano ad indicarti la via
così amore amore amore amore dove sei?
Se tu non torni non c'è vita nei giorni miei

lunedì, gennaio 07, 2008

L'iguana finirà per mordere coloro i quali non sognano.

Le ultime parole di Kierkegaard furono
"SPAZZATEMI VIA"

mercoledì, gennaio 02, 2008

Disse lo scrittore Ennio Flaiano:
"Se non sei Fascista,
Comunista,
Mafioso
o Democristiano
ci sono poche probabilità che tu sia un Italiano"



Ciao Papà