[...] ''Quando è che un gruppo o un intera società, DELIRA? Il delirio di gruppo è difficile da definire come tale: sia in psichiatria che in sociologia; si considera 'normale' tutto ciò che fa la maggioranza. Quindi non si può mai dire che il gruppo delira, è tabù, o viene a mancare qualsiasi termine di riferimento che serva da controllo. Chi delira deve essere per forza la minoranza. Io però non accetto affatto il principio forzoso della ragione della maggioranza. In questo senso, per certi versi, anche la Democrazia così idolatrata - e di sicuro quella inventata dagli Italiani - è delirio del Potere camuffato da libertà di voto. Voto di che? Per cosa? Cosa decidono gli Italiani della loro vita dopo aver strisciato la crocetta sul nome del candidato nel chiuso dalla cabina quasi come un rito magico? E' un problema molto complesso. E' indubbio tuttavia che il gruppo, o una società intera, delirano quando i suoi membri instaurano un sistema distruttivo per la vita della società, del gruppo stesso [...] Il 'passaggio al delirio' nasce soprattutto dalla capacità incredibile che hanno gli Italiani (e i Napoletani in ispecie - ndr) di creare finto pensiero, finte spiegazioni logiche a quel che fanno di male.
La corruzione è prima di tutto corruzione delle idee, non del denaro. La corruzione del denaro c'è in tutti i paesi del mondo, più o meno. Quello che distingue L'Italia (e Napoli - ndr) è che si è trattato di un collasso etico tale che nessuno più riteneva fosse una colpa o un crimine rubare, occupare posti importanti senza esserne capaci, sistemare sempre e ovunque i propri famigli. Se l'abitudine alla sofistica negli Italiani (e nei Napoletani! ndr) non fosse stata cosi radicata, come si potrebbe considerare normale la convinzione che rubare per un partito o protetti da un partito non sia una colpa o una colpa lievissima e trascurabile? [...]
Se proprio non possono discolparsi, minimizzano, insabbiano la loro propria coscienza prima avanti a se stessi che davanti agli altri. Sono convinta che i suicidi di Tangentopoli si sono uccisi non perché oppressi dalla colpa, ma perchè venivano accusati ed essi si sentivano innocenti. Cioè 'Siamo innocenti perchè non abbiamo fatto altro che adeguarci al sistema'. Ciò significa lasciar collassare totalmente la coscienza etica personale e di conseguenza perdere il senso della realtà. La coscienza etica personale - ovvero la consapevolezza di un individuo che caratterizza la cultura occidentale moderna - è tutt'uno con la razionalità e non dovrebbe permetterti di pensare che siccome il partito dice che rubare è giusto, tu lo trovi giusto. Posso dire: ''Lo faccio perchè voglio aiutare il partito, ma so che è ingiusto''; non è una differenza sottile, significa rimanere saldati al principio di realtà. L'aspetto tragico è che gli Italiani vivono al di fuori del principio di realtà. [...]
Anche il cittadino però partecipa alla corruzione: ne era conscio, ma invece di ribellarsi cerca di approfittarne. Gli dà fastidio soprattutto di non poter approfittarne abbastanza.
La corruzione etica è l'incapacità di vedere dove sta la morale: aver concepito la logica della politica come logica della menzogna... Qualsiasi Sistema di Potere che ritenga di NON DOVER rispondere alla morale comune, è assoluto. Delira. In Italia si è teorizzata la politica sganciata dall'etica ordinaria, normale, del senso comune, per cui sei un buon politico se riesci a mentire bene e puoi cambiare opinione e comportamento il giorno dopo...
E' questo che intendo per CORRUZIONE: l'aver ottenebrato del tutto la capacità del sentire etico di ciascuno da parte dei politici al punto che se qualcuno percepisce la discrepanza tra i fatti e i principi di ciò che comunemente consideriamo buono e giusto, è costretto ad alienarsi dal gruppo. I politici erano e sono convinti di non esser tenuti ad alcuna qualsiasi etica che non sia la falsità, la menzogna. Esse sono non solo considerate non-immorali ma addirittura giuste e funzionali. La maggior responsabilità e colpa dei politici italiani e governanti non è stata tanto di aver saccheggiato l'Italia, ma di aver annebbiato il concetto di etica nel nostro Paese... E' vero che i cittadini non hanno reagito mai in alcun modo, ma non era soltanto un'accettazione: si è perso il metro etico di giudizio''
La corruzione è prima di tutto corruzione delle idee, non del denaro. La corruzione del denaro c'è in tutti i paesi del mondo, più o meno. Quello che distingue L'Italia (e Napoli - ndr) è che si è trattato di un collasso etico tale che nessuno più riteneva fosse una colpa o un crimine rubare, occupare posti importanti senza esserne capaci, sistemare sempre e ovunque i propri famigli. Se l'abitudine alla sofistica negli Italiani (e nei Napoletani! ndr) non fosse stata cosi radicata, come si potrebbe considerare normale la convinzione che rubare per un partito o protetti da un partito non sia una colpa o una colpa lievissima e trascurabile? [...]
Se proprio non possono discolparsi, minimizzano, insabbiano la loro propria coscienza prima avanti a se stessi che davanti agli altri. Sono convinta che i suicidi di Tangentopoli si sono uccisi non perché oppressi dalla colpa, ma perchè venivano accusati ed essi si sentivano innocenti. Cioè 'Siamo innocenti perchè non abbiamo fatto altro che adeguarci al sistema'. Ciò significa lasciar collassare totalmente la coscienza etica personale e di conseguenza perdere il senso della realtà. La coscienza etica personale - ovvero la consapevolezza di un individuo che caratterizza la cultura occidentale moderna - è tutt'uno con la razionalità e non dovrebbe permetterti di pensare che siccome il partito dice che rubare è giusto, tu lo trovi giusto. Posso dire: ''Lo faccio perchè voglio aiutare il partito, ma so che è ingiusto''; non è una differenza sottile, significa rimanere saldati al principio di realtà. L'aspetto tragico è che gli Italiani vivono al di fuori del principio di realtà. [...]
Anche il cittadino però partecipa alla corruzione: ne era conscio, ma invece di ribellarsi cerca di approfittarne. Gli dà fastidio soprattutto di non poter approfittarne abbastanza.
La corruzione etica è l'incapacità di vedere dove sta la morale: aver concepito la logica della politica come logica della menzogna... Qualsiasi Sistema di Potere che ritenga di NON DOVER rispondere alla morale comune, è assoluto. Delira. In Italia si è teorizzata la politica sganciata dall'etica ordinaria, normale, del senso comune, per cui sei un buon politico se riesci a mentire bene e puoi cambiare opinione e comportamento il giorno dopo...
E' questo che intendo per CORRUZIONE: l'aver ottenebrato del tutto la capacità del sentire etico di ciascuno da parte dei politici al punto che se qualcuno percepisce la discrepanza tra i fatti e i principi di ciò che comunemente consideriamo buono e giusto, è costretto ad alienarsi dal gruppo. I politici erano e sono convinti di non esser tenuti ad alcuna qualsiasi etica che non sia la falsità, la menzogna. Esse sono non solo considerate non-immorali ma addirittura giuste e funzionali. La maggior responsabilità e colpa dei politici italiani e governanti non è stata tanto di aver saccheggiato l'Italia, ma di aver annebbiato il concetto di etica nel nostro Paese... E' vero che i cittadini non hanno reagito mai in alcun modo, ma non era soltanto un'accettazione: si è perso il metro etico di giudizio''
da http://folklorenapoletano.blogspot.com