Richard Grant
Senza mai fermarsi
«Per la prima volta i camionisti, i cowboy del circuito del rodeo che vanno dal Nebaska al Texas per cavalcare i tori brahma, i clandestini sui treni, le prostitute dei benzinai, le groupies che dai tempi dei Grateful Dead vivono attaccate alle popstar come il pesce pilota sta attaccato allo squalo, gli ex figli dei fiori ancora in movimento Aspettando California , i pensionati in camper che seguono l'andamento climatico delle stagioni e cercano l'estate tutto l'anno, sono visti in questo libro non dall'esterno, ma da uno di loro, tra di loro.
L'impressione che si ha leggendo queste pagine è quella che Hemingway aveva di Parigi e che chiamava “una festa mobile”. È naturalmente quasi impossibile che tutto quello che l'autore incontra sia una festa, ma il modo di viaggiare e soprattutto il modo di vedere le cose gli impediscono di sprofondare nella tragedia a buon mercato e nell'avventura picaresca a tutti i costi, come spesso avviene con altri scrittori alle prese con un tema del genere. Grant non viaggia per poi scrivere dei pezzi di colore, ma per dare un senso alla sua vita che identifica col viaggiare.
Senza mai fermarsi non è solo il titolo di un libro, è un modo di dare una risposta a tutti quelli che ti dicono dove lavorare, cosa fare, come partecipare e dove andare, mettendo una distanza fra sé e le richieste-obblighi della società… I personaggi del libro scelgono giorno per giorno qual è la loro way of escape , consapevoli che sono loro a decidere ogni giorno dove andare e cosa raggiungere e per quanto tempo…
Tutto questo ha come risultato un magnifico libro scritto con tecnica cinematografica e dialoghi che ricordano i film pulp di Tarantino…
con l'autore protagonista che riesce a campare con 25 dollari al giorno (vitto, sigarette, birra e benzina) e quando è proprio allo stremo intona la preghiera comune del reporter e dello scrittore: “c'è sempre una nuova storia in attesa da qualche parte”»
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