martedì, dicembre 22, 2015

Se vuoi cambiare gli effetti, cambia le cause.
La vita risponde, sempre.

M. Gramellini

lunedì, dicembre 21, 2015

And as she kissed me I felt my soul reincarnate, my heart made up for all the beats it had skipped in a flourish of thumps, my face and hands tingled numbly, I began to see stars and that was it, that is how I knew what it felt like to live.

Jared Brighten

sabato, dicembre 19, 2015

Toccare una mente è assai più complicato che toccare un corpo, perché un corpo puoi stringerlo in un letto ma una mente no.

Una mente va dove vuole.

Quando resta, una mente, vuole darti tutto, vuole darsi davvero. Oltre presenze e assenze, oltre distanze e vicinanze, oltre quello che puoi dire o non dire, fare o non fare.

È ubiquamente tua.

Sa sorriderti più delle labbra, quando si accorge che non vuoi possederla ma prendertene cura. Ed è questo il miracolo profondo, il senso denso di un vero incontro.

Questo l’apice di ogni corrispondenza d’anima.
Questo il senso di appartenenza.
Partire per restare.
Viaggiare senza spostarsi ma andare dappertutto.
Mantenersi sempre un po’ selvatici ma farsi attraversare oltre i limiti dei propri confini.

E lasciarsi finalmente contaminare gli occhi da radici felici.

Massimo Bisotti

mercoledì, dicembre 16, 2015

He was not the first guy I shared my first kiss or had sex with. Who told me I was beautiful. Not my first heart love.

He was the first guy who taught me how to park my car. Who Traced his fingers on my body making patterns while I talk about my day. He was the first one who knew my bad day wasn't anything to do with me PMSing. He was the first man who realised I didn't need just a man but a companion, a friend. He saw all my scars and imperfection and didn't accept me with them but helped be in becoming a better version of me. He was the first one to touch my soul.

Khushneet Kaur

domenica, dicembre 13, 2015

Run from what’s comfortable.

Forget safety.
Live where you fear to live.

Destroy your reputation.

Be notorious.

venerdì, novembre 27, 2015

Lasciar perdere è fiducia, misericordia, rispetto della vita altrui. Lasciar vincere è presunzione. Se cerchi e riconosci solo la vittoria e durante la partita non ti diverti, sì… per me hai perso in partenza. Sono un libro e nell’attesa vivo la curiosità degli occhi, faccio baratto di carezze con le mani dei bambini, giro il mondo senza pagare il biglietto, ma diventandolo, non combatto battaglie perché non combatto guerre non mi regalo mi condivido. Anche dove non sembra la mia storia è anche la tua, gira con me girerai il mondo anche nel verso contrario. Sono nato per lasciar perdere, e vivere.

Vincenzo "Cinaski" Costantino

martedì, novembre 24, 2015

Sfiorarti
con le dita

Come a suonare

Sulle tue spalle,
Sui tuoi fianchi
la tua pelle

Le note di un’emozione

Chiamata Anna
chiamata Amore


G

venerdì, novembre 20, 2015

I peggiori sono quelli che vivono sempre nel mezzo.
Non scelgono.
Non si sbilanciano.
Non fanno mosse, pur di non fare sbagli.

Inutili.

domenica, novembre 08, 2015

2654

Nel gelo del silenzio, l'unico rumore è quello delle parole che ti sbattono nel cervello.

Assordanti. Non trovano voce.


"2654".

Come a volerli esorcizzare, Sergej contava i passi che mancavano al rifugio. Per lui non erano né pochi né troppi. Contare era semplicemente un diversivo, una tattica per distogliere l'attenzione dal bianco schizofrenico della neve tutt'attorno.


"1980".

Nel pieno della tormenta, con la temperatura un paio di decine di gradi sotto lo zero, sembrava che il vento scagliasse nell'aria lame di ghiaccio. L'unica soluzione era dimenticare di avere un corpo e continuare.


"1239".

Era sfinito. Camminava da ore, probabilmente da giorni, fermandosi solo il necessario. Il piede sinistro gli doleva ed aveva iniziato a trascinarlo. Senza un rumore attorno, il suo passo era diventato uno strano ritmo che lo aiutava a scandire il tempo.


"515".

Con sé aveva solamente un Dragunov carico ed uno zaino, il primo colpevole del peso del secondo.
Il peso delle anime morte ammazzate.

giovedì, novembre 05, 2015

martedì, novembre 03, 2015

lunedì, novembre 02, 2015

venerdì, ottobre 30, 2015

È meglio fare la cosa più piccola del mondo
piuttosto che considerare mezz'ora del nostro tempo una cosa da nulla.

[J.W. Goethe]

giovedì, ottobre 08, 2015


E quando fuori dalla tua finestra il cielo si fa più grigio.
E quando dentro ai tuoi pensieri si insinua un senso di amarezza.
E quando avverti una crescente mancanza di energia.

E quando ti senti profondamente solo... ecco, quello è il giorno dell'appuntamento con il bilancio della tua vita. Generalmente non è un bel giorno... e non tanto perché il cielo si fa un po' più grigio... quanto perché tu ti fai un po' più schifo.

Dunque: il lavoro, beh il lavoro non manca. Voglio dire, c'è anche chi ce l'ha. Ma in genere non gode. L'impegno sociale morale civile, mi viene da ridere. La salute finché uno ce l'ha non ci pensa. Non resta che l'amore, la sfera degli affetti dei sentimenti. Che forse dentro, è la cosa che conta di più. E poi quella almeno, ce la scegliamo da noi. Un disastro!

Ma se si fallisce sempre, ci sarà una ragione. Dov'è che si sbaglia? Eh? Colpa mia... colpa tua... no, io a quelle cose lì non ci credo. L'errore dev'essere prima. Non una cosa recente. Probabilmente da bambino, un errore che ha influenzato tutta la nostra vita affettiva. Chi lo sa? Forse, il famoso Edipo. Forse, mamma ce n'è una sola. Anche troppa. Oppure nonni, zii fratelli, insomma figure, fotografie dell'infanzia che rimangono dentro di noi per tutta la vita.

Sì, un errore innocente impercettibile, che poi col tempo si è ripetuto moltiplicato ingigantito, fino a diventare gravissimo, irreparabile. Già, ma perché l’errore si ingigantisce? Dev'essere un po' come quando a scuola, facevamo le equazioni algebriche. Cioè, tu fai uno sbaglietto una svista, un più o un meno, chi lo sa... E' che poi te lo porti dietro, e nella riga sotto cominci già a vedere degli strani numeri. E dici, vabbè tanto poi si semplifica. E poi numeri sempre più brutti più grossi, sgraziati anche. Addirittura enormi, incontenibili, schifosi.

E alla fine: X = 472.827.324 / √87.225.035 + C

E ora prova un po' a semplificare. Non c'è niente da fare.
La matematica deve avere una sua estetica: X = 2.
Bello, la semplicità.

Forse per fare bene un'equazione è sufficiente avere delle buone basi. Ma per fare una storia d'amore vera e duratura, è necessario essere capaci di scrostare quella vernice indelebile con cui abbiamo dipinto i nostri sentimenti.

mercoledì, ottobre 07, 2015

domenica, ottobre 04, 2015

"L’amore duraturo, fedele, fertile è sempre più deriso e guardato come se fosse roba dell’antichità"

Papa Francesco

martedì, settembre 15, 2015

sabato, settembre 12, 2015

Watch your thoughts; they become words.
Watch your words; they become actions.
Watch your actions; they become habits.
Watch your habits; they become character.
Watch your character; it becomes your destiny.

Lao Tze

lunedì, settembre 07, 2015

mercoledì, settembre 02, 2015

Nella postmodernità siamo collezionisti di emozioni in una società liquida

Le emozioni passano, i sentimenti vanno coltivati”, parola di Zygmunt Bauman, studioso della Cultura, intesa come sistema concettuale con cui cerchiamo di darci risposte sullo stare al mondo. Sessoamore ed erotismo rientrano a pieno titolo in questo contesto, e inevitabilmente cambiano nelle diverse epoche storiche. In Gli usi postmoderni del sesso, il sociologo racconta la definitiva emancipazione, negli anni recenti, dell’erotismo – o meglio, la fenomenologia del desiderio – dal sesso, come impulso animale, e anche dall’amore, che è la sua dimensione culturale. Se c’è una caratteristica costante della Cultura, afferma Bauman, è quella di produrre “marchingegni umani destinati a rendere immune la durata delle forme sociali dalla transitorietà e dall’innata deperibilità delle vite umane individuali”. Insomma, generare il durevole dal transitorio.

Ed il sesso non sfugge a questo destino: anzi, diremmo che esso consente di trascendere la mortalità individuale, garantendo l’immortalità della specie. Rispetto a questo, l’amore è “la sovrastruttura emotiva e intellettuale” che capitalizza il sesso. Un’opportunità universale che ci illude, per un attimo, di scarcerarci dalle nostre catene mortali. “L’amore per un altro essere mortale è uno dei principali tentativi culturali di raggiungere l’immortalità; è, potremmo dire, uno specchio spirituale che riflette l’eternità biologica creata dal sesso. Come il sesso, l’amore è una fonte di ansia incurabile, anche se forse ancor più profonda in quanto impregnata di premonizioni di disfatta”.

Nato in Polonia nel 1925 da una famiglia di origini ebree, Zygmunt Bauman è costretto ad emigrare dal suo paese in seguito all’avvento nazista. Tornato in patria al termine del secondo conflitto mondiale, si laurea in sociologia a Varsavia e perfeziona i suoi studi alla London School of Economics. Insegna per un certo periodo all’Università di Tel Aviv e in seguito a Leeds. Le ricerche di Bauman si basano su un’indagine della modernità, sulle sue peculiarità e contraddizioni,grazie alla quale si è guadagnato a pieno titolo un posto tra i maestri del pensiero contemporaneo.
Nel suo saggio, lo studioso polacco teorizza la dimensione liquida della modernità. Secondo Bauman, la condizione di aver mollato i più saldi ormeggi della modernità, spinge noi postmoderni ad essere come barche che oscillano in ogni tempesta. Eppure, ogni barca “assimila e rilascia” qualcosa dalle altre. Perché? Perché l’uomo diventa uomo per imitazione, per dirla con  J. R. Moehringer, e il processo d’identificazione mette in evidenza il fatto che agiamo tramite un processo pratico e costante, senza fine.

Torna in mente il filosofo esistenzialista Jean Paul Sartre, che esortava gli uomini a organizzare le proprie vite, costruendo da soli il proprio “disegno di vita”, la propria identità: l'uomo non è altro che ciò che si fa. Ma cosa c’entra quindi l’identità, l’identificazione con l’amore?
Per qualunque forma di vita, l’appartenenza – ad una classe sociale, ad un modello culturale – fornisce un “regolamento di comportamento” che si registra inconsciamente nella memoria collettiva. Le norme scritte in questo “regolamento”, naturalmente, cambiano costantemente di giorno in giorno, con l’andare del tempo. La contemporaneità è diversa dal passato. Per questo, il processo di identificazione e, soprattutto quello che Bauman chiama di riidentificazione, abbraccia il concetto di “liquidità”. Per quale ragione liquidità? Basta pensare alle caratteristiche dei liquidi, che si distinguono per una caratteristica fondamentale: non conservano la stessa forma per troppo tempo, ma hanno la tendenza a cambiare di continuo. Cambiano in base alle circostanze, e l’impatto è imprevedibile. I grandi mutamenti degli ultimi cento anni erano imprevisti e inattesi. Il collasso del sistema dei crediti, per esempio, non era previsto. Ci confrontiamo con un costante senso di “inconsapevolezza”, non solo perché i grandi eventi sono imprevedibili, ma perché la nostra stessa vita quotidiana non può essere facilmente prevista. Oggi più che mai.

Pensate, alla continua possibilità di perdere il lavoro, o di essere costretti a cambiare vita e paese per lavorare. La precarietà del lavoro, presupposto basilare di una vita dignitosa, si fonde con la precarietà dei sentimenti. Certo, questa precarietà ed adattabilità a cui siamo esposti e costretti, esalta per certi versi la libertà di scelta. Questa, però, ci condiziona in tutto e per tutto. La caratteristica prorompente della nostra epoca è che siamo facilmente “disconnessi” dalla forma di vincolo, poiché manca il vincolo economico dal quale traiamo sostenimento. Le persone decidono di formare una coppia o un rapporto perché si aspettano delle gratificazioni da questa condizione (fondamentalmente frustante), ma nessun altro impegno è implicato in questa scelta. È un “lusso” di cui i nostri predecessori non hanno mai potuto godere. Bauman spiega, però, che i “rapporti senza impegno”producono una frangente di forte ansia, dovuta alla costante incertezza. Oltre a questa incertezza, c’è un altro flagello: la sensazione di impotenza.

Se anche potessimo prevedere quello che succederà, saremmo incapaci di agire per contrastare questa evoluzione. Questa è la logica per cui la contrattazione dell’identità, oggi, è un processo senza fine. Soprattutto sui social network, dove diventiamo tutti collezionisti di emozioni, di sensazioni… e di altre identità. La fiera della vanità è l’accompagnatrice per eccellenza, complice che interferisce a indebolire i rapporti umani attraverso l’esasperazione emotiva di questi anni (Gli usi postmoderni del sesso, Il Mulino, Z.Bauman). In questo saggio, il sociologo polacco parla di sesso, erotismo e amore: questi tre costituenti dovrebbero essere congiunti, ma nella postmodernità, si contendono lo stesso suolo, entrando in conflitto l’uno con l’altro. La liberazione dell’erotismo dal sesso, per esempio, da una parte ha incrementatole “occasioni”. Dall’altra, è una “libertà che rende euforici per la sua ampiezza, ma che causa anche un’incertezza e un’ansia estreme. Nessuna soluzione autorevole cui conformarsi, tutto da negoziare di nuovo e appositamente”. La stabilità di coppia, fino a qualche generazione fa, era la norma.
Oggi, invece, il costante bisogno di amare ed essere amati, ricevere appagamento, senza essere mai stati soddisfatti abbastanza, ci rende liquidi: cioè,divisi eternamente tra il desiderio di emozioni e l’ansia del legame. Eppure, come dice la famosa locuzione latina Faberest suae quisque fortunae, cioè “ciascuno è artefice della propria sorte”. Ma è normale che, in tempi difficili e di “crisi”, le scelte apparentemente meno impegnative sono più semplici rispetto a quelle che richiedono sforzo e sacrificio. Come disse Bauman in un’intervista “L'amore non è un oggetto preconfezionato e pronto per l'uso. È affidato alle nostre cure, ha bisogno di un impegno costante, di essere ri-generato, ri-creato e resuscitato ogni giorno. […] ma l'amore ripaga quest'attenzione meravigliosamente.”

L’homo consumericus – cioè l’uomo consumistico moderno – è trascinato quotidianamente dentro un vortice inarrestabile, come un tossicomane di emozioni sempre “nuove”: novità che,in una società di consumatori, è stata elevata al più alto grado della scala dei valori e considerata come la chiave della felicità. Anche per questo tendiamo a non sopportare le “abitudini”, la routine, perché fin da bambini siamo abituati a desiderare l’ultimo modello di giocattolo/oggetto tecnologico che è di moda, ad usare oggetti usa e getta, da rimpiazzare velocemente…e che tutti hanno. Non conosciamo più la “gioia” delle cose durature, conseguenza dello sforzo e di sacrificio. Anche nelle relazioni di coppia è così: la prospettiva dell'invecchiare assieme allo stesso partner, viene identificata con una riduzione delle possibilità di scelta e con l'assenza di "novità". Invece, l’Amore ha bisogno sempre di “olio di gomito”, un impegno che necessita di tempo ed energia… e, soprattutto, nessun Amore è quasi mai esente da sofferenze e problemi. Ma, forse, la felicità si trova proprio nello sforzo comune per superarli. Bauman afferma che la nostra dedizione all’appagamento (momentanea) e senza legami è il prodotto del mercato, che ha saputo capitalizzare la nostra inclinazione a vivere in questa ri-identificazione societaria postmoderna. In questo contesto, salta all’occhio un evento sintomatico recente, cioè il assaggio dall’idea di comunità all’idea di network.
I legami umani sono stati sostituiti dalle "connessioni", a discapito dei primi. Come mai? Facile! I legami richiedono impegno,"connettere" e "disconnettere" è un gioco da ragazzi! Su Facebook, il social network per eccellenza, dove oggigiorno si esibisce con tanta semplicità l’erotismo emotivo – da non confondersi con il “corteggiamento”, si possono conquistare e avere centinaia di amici…con un click! Invece, costruire delle amicizie nel mondo reale è più complicato.
Insomma, si “guadagna” in termini di facilità – confusa da molti per libertà – ma si perde in autenticità e affidamento.
A voi la scelta responsabile di cosa fare della vostra vita... e del vostro cuore.

Annacarla Tredici - Articolo pubblicato sulla rivista @PinkLifeMagazine


lunedì, agosto 31, 2015

[necessità impellenti]

Alta quota: le vette innevate, i pascoli, verdi e vivi, gli abeti, il blu intenso di un cielo limpido, il sole, caldo e asciutto.

Profumo di purezza.

Respiro umanità.

Sono più di quello che ti aspetti, meno di quello che vorrei essere.

G

domenica, agosto 30, 2015

Perché alla fine
Chi si appartiene si ritrova
Anche dopo che ci si è persi quasi del tutto

F. Maneli

martedì, agosto 25, 2015

Quando la gente mi dà ragione comincio a sospettare di aver sbagliato tutto.

O. Wilde

lunedì, agosto 24, 2015

E fidati delle cose chiare,
Non delle cose ovvie.

Di quelle luminose,
Non di quelle illuminate.

Di chi capisce poco,
E non ha visto tutto.

Ché scoprire è meglio che capire,
Capire è meglio che spiegare.

Fidati di chi non si vergogna di cantare come gli viene,
E non delle canzoni.

Di chi ha messo la testa a posto
E non ricorda dove.

Di chi balla per la strada
Soprattutto quando piove.

giovedì, agosto 20, 2015

mercoledì, agosto 19, 2015

sabato, luglio 25, 2015

"E tu cos'eri per lei?"

"Io le ho voluto bene sul serio."

"Bene sul serio? Semplicemente te ne eri ammalato, ne avevi bisogno, hai fatto di tutto per averla, in modo bestiale ma l'hai fatto. Ma la consideravi una disgrazia, è vero o no che la consideravi una disgrazia?"

"Era, una disgrazia."

"E questo lo chiami amore?"

Dino Buzzati, Un amore

giovedì, luglio 23, 2015

Che cos'ho imparato sull'amore?

Quello che ho imparato sull'amore è che l'amore esiste.

[...] Non dimentichiamo mai le persone che abbiamo amato, perché rimangono sempre con noi; qualcosa le lega a noi in modo indissolubile, anche se non ci sono più.

Ho imparato che ci sono amori impossibili, amori incompiuti, amori che potevano essere e non sono stati.

Ho imparato che è meglio una scia bruciante, anche se lascia una cicatrice: meglio l'incendio che un cuore d'inverno.

F. Ozpetek - Rosso Istanbul

venerdì, luglio 17, 2015

Quando la gente mi chiede cosa vuol dire amare,
abbasso gli occhi per paura di ricordare

J. Morrison

domenica, luglio 12, 2015

Quando sei davanti a due decisioni, lancia in aria una moneta. Non perché farà la scelta giusta al posto tuo, ma perché - nell'esatto momento in cui essa è in aria - saprai improvvisamente in cosa stai sperando di più.

B. Marley

martedì, luglio 07, 2015

Se non hai la birra puoi sempre trovare del vino o del whiskey o delle sigarette,
Ma se non hai amore non hai un cazzo.

C. Bukowski

lunedì, luglio 06, 2015

Ti meriti un amore che ti voglia spettinata,
con tutto e le ragioni che ti fanno alzare in fretta,
con tutto e i demoni che non ti lasciano dormire.

Ti meriti un amore che ti faccia sentire sicura,

in grado di mangiarsi il mondo quando cammina accanto a te,

che senta che i tuoi abbracci sono perfetti per la sua pelle.


Ti meriti un amore che voglia ballare con te,

che trovi il paradiso ogni volta che guarda nei tuoi occhi,

che non si annoi mai di leggere le tue espressioni.


Ti meriti un amore che ti ascolti quando canti,

che ti appoggi quando fai il ridicolo,

che rispetti il tuo essere libero,

che ti accompagni nel tuo volo,

che non abbia paura di cadere.


Ti meriti un amore che ti spazzi via le bugie

che ti porti l’illusione,

il caffè
 e la poesia.

Frida Kahlo

domenica, luglio 05, 2015

Peggio di una storia finita male c'è solo una storia rimasta a metà.

Una storia mai vissuta, in cui aspettative e potenziali avrebbero combaciato, ma di cui non hai mai avuto certezza.

Peggio, molto peggio.


lunedì, giugno 29, 2015

domenica, giugno 21, 2015

1, 2, 1, 2, 3, 4
(whistle)
Shed a tear 'cause I'm missin' you
I'm still alright to smile
Girl, I think about you every day now
Was a time when I wasn't sure
But you set my mind at ease
There is no doubt
You're in my heart now
Said, woman, take it slow
It'll work itself out fine
All we need is just a little patience
Said, sugar, make it slow
And we come together fine
All we need is just a little patience
(patience)
Mm, yeah
I sit here on the stairs
'Cause I'd rather be alone
If I can't have you right now
I'll wait, dear
Sometimes I get so tense
But I can't speed up the time
But you know, love
There's one more thing to consider
Said, woman, take it slow
And things will be just fine
You and I'll just use a little patience
Said, sugar, take the time
'Cause the lights are shining bright
You and I've got what it takes
To make it
We won't fake it,
I'll never break it
'Cause I can't take it
(whistle)
...little patience, mm yeah, mm yeah
Need a little patience, yeah
Just a little patience, yeah
Some more patience, yeah
Need some patience, yeah
Could use some patience, yeah
Gotta have some patience, yeah
All it takes is patience
Just a little patience
Is all you need
I BEEN WALKIN' THE STREETS AT NIGHT
JUST TRYIN' TO GET IT RIGHT
HARD TO SEE WITH SO MANY AROUND
YOU KNOW I DON'T LIKE
BEING STUCK IN THE CROWD
AND THE STREETS DON'T CHANGE
BUT BABY THE NAME
I AIN'T GOT TIME FOR THE GAME
'CAUSE I NEED YOU
YEAH, YEAH, BUT I NEED YOU
OO, I NEED YOU
WHOA, I NEED YOU
OO, ALL THIS TIME


sabato, giugno 20, 2015

La vita è come il caffè.
Puoi metterci tutto lo zucchero che vuoi, ma se lo vuoi far diventare dolce devi girare il cucchiaino.
A stare fermi non succede niente.

A. Zanardi

lunedì, giugno 15, 2015

Chi più in alto sale, più lontano vede;
chi più lontano vede, più a lungo sogna

F. Bonaiti

lunedì, giugno 08, 2015

Senza amore non siamo niente.

Senza avere qualcuno a cui rivolgere un pensiero la mattina, a cui riportare un regalo rientrando da una tournée, a cui dedicare la buonanotte senza stancarsi di farlo, senza regalarsi un posto dove essere sempre al sicuro.

Senza questo si è un po' meno vivi.

Se una donna esce dalla mia ispirazione, esce anche dalla mia vita.

[Anonimo]

lunedì, giugno 01, 2015

Condividere.

Non post su Facebook, né foto su Instagram.

Condividere, intendo.
"Dividere" la tua vita "con" qualcuno.

Cose che ti capitano. Pensieri. Gioie. Dolori.
Tentativi, non importa se vincenti o falliti.

Per ridere, quando si può; o per piangere, quando capita di non resistere.

Condividere con le persone giuste.
Con quelle che meritano.
Con quelle che ami.

martedì, maggio 19, 2015

Alle donne basta un attimo, un attimo solo:
una mossa, uno sguardo, una parola abbozzata.

E in quell'istante avranno capito tutto.

lunedì, maggio 18, 2015

L'amore è saggio; l'odio è folle.
Dobbiamo imparare a tollerarci.
Solo così possiamo vivere insieme e non morire insieme.

Love is wise; hatred is foolish.
We have to learn to tolerate each other.
We can only live together in that way.

[B. Russell]

mercoledì, maggio 06, 2015

Ho passato la vita
 a guardare gli occhi della gente,

  è l'unico luogo del corpo
   dove forse esiste ancora un'anima.


José Saramago

giovedì, aprile 23, 2015

lunedì, aprile 20, 2015

-Voglio solo essere felice, dici che me lo merito?
-Io credo di sì – rispose lui guardandola negli occhi verdi.
-E tu? Che cosa vuoi?
-Io voglio soltanto bere con te il primo caffè del mattino, mi basta questo. Ma dev’essere ogni mattina per il resto della nostra vita. Ti va?

Diego Galdino, Il primo caffè del mattino

lunedì, marzo 30, 2015

lunedì, marzo 02, 2015

Starsailor - Four to the floor

Four to the floor I was sure, never seeing clear,
I could have it all whenever you are near.
Four to the floor I was sure, she would be my girl,
We'd rent a little world, have a little girl.

 

domenica, febbraio 15, 2015

Cosa aspetti?

In media, nella tua vita, festeggerai il tuo compleanno con 17 milioni di persone.
Durante gli anni della scuola avrai una media di 17 amici, che diventeranno 2 quando arriverai a 40 anni.
Riderai circa 18 volte al giorno, e camminerai l'equivalente di 3 volte la circonferenza della Terra.
Mangerai 30 tonnellate di cibo, berrai oltre 9000 tazze di caffè.
In media, passerai 10 anni al lavoro, 20 anni dormendo, 3 anni seduto al bagno.
7 mesi imbottigliato nel traffico, 2 mesi in attesa al telefono e 12 anni davanti alla TV.

Ti rimane da vivere circa un quinto della tua vita...
Cosa aspetti?
Non esiste prospettiva
Senza due punti di vista

lunedì, gennaio 26, 2015

03:57

Un breve scambio di messaggi e decisero di vedersi.

Si incontrarono al solito bar.
Come sempre, lei tardò di qualche minuto.
Lui sapeva che l'avrebbe attesa, era una garanzia.
Le donne si fanno attendere.

[...]

Si salutarono. Ciao-ciao, un paio di battute, entrarono nel locale.

Accomodati al tavolino, dopo uno scambio di "come stai?" buttati lì, ordinarono la consumazione. E quel momento sancì l'inizio della chiacchierata, quella vera.

Lei era bella come il sole, lui imbarazzato tanto per cambiare. Non avrebbe voluto perderla. La sincerità che aveva usato nel raccontarle gli ultimi mesi di vita l'aveva lasciato in qualche modo disarmato.

[...]

Sta di fatto che si spiegarono, si raccontarono i perché e i percome delle azioni e delle reazioni che avevano avuto. Questioni di tempistiche, di modi di fare, di posizioni, di coraggio mancato, dell'aver saltato i giochi uomo-donna, di rispetto, di messaggi non scritti, frasi non dette, frasi dette troppo, dell'amore, del fare l'amore, del non fare niente; questioni di fiducia, di essersi lanciati tanto, di non essersi lanciati affatto, di non sapere come comportarsi, di comportarsi e basta, di tempo volato, di tempo mancato, di abbracci, di baci, di carezze, di lasciarsi andare; questioni di cosa vuoi dalla vita, di cosa ti trovi nella vita, di come la affronti 'sta vita, di avremmo dovuto conoscerci meglio, di sapersi da sempre, di non sapere nulla, di sapere poco, di sapere troppo.

[...]

Si guardavano.
E pure quando erano in silenzio, vicini, si parlavano.
Addirittura forse si capivano di più.
Tanto che a lei, ad un certo punto, scappò la verità.

"Ma perché discutiamo?"

"Che ne so perché discutiamo? Vorrei sentirti, saperti accanto, dividere quel pezzo di vita insieme che era pronta all'uso e che stiamo cestinando", pensò lui. Ma due ore dopo.

[...]

Per quanto possibile, alla fine si chiarirono.
Tornando al punto di partenza, come in uno strano gioco dell'oca.

La situazione doveva evidentemente apparire ridicola agli occhi degli altri attorno che li guardavano come a dire "ma cosa state aspettando?", e non era la prima volta. Loro se ne accorgevano puntualmente.

[...]

Pagarono il conto, uscirono e raggiunsero l'auto di lei.

Si abbracciarono.
Una volta, poi un'altra ancora.
Si baciarono.

[...]

"Allora ciao..."
"Ciao..."

Lei entrò in macchina.
Lui la salutò ancora, poi non si voltò dietro.

Montò sulla sua auto e iniziò a girare senza una mèta.
Le scrisse.

"Grazie"
"Grazie a te...", la risposta.

Erano entrati l'uno nella vita dell'altro, dopo tutto.

---

G

lunedì, gennaio 19, 2015

La quiete dell'anima giova purché non si converta in stupida indifferenza o in colpevole egoismo

J. P. B. Delessert

mercoledì, gennaio 14, 2015

Nessuna certezza

È come se
Ogni parola che
    parla d'amore
Diventi musica

Vorrei uscire stanotte
Dimenticare il tuo nome

Manda via
    la solitudine


domenica, gennaio 11, 2015

La semplicità

  Ma quando è successo? Quando, precisamente, si è consumata la spaccatura insanabile? Non possiamo continuare a far finta di niente e a non domandarcelo. Perché è successa una cosa enorme e dolorosa. Perché, quando riguardo quelle sette foto di mia madre, provo una nostalgia così mostruosa che vorrei morire di morte naturale lì lì senza troppi grilli per la testa? Vedo quelle sette foto dove io non ci sono. Non è una nostalgia prevedibile, diciamolo subito. Non è mancanza d'affetto di una madre che non esiste più. Non sono le recriminazioni sentimentali di un figlio a parlare. Non è questo. È altro. È il contenuto di quelle foto che mi sconvolge i sensi. Che sconvolge anche i sensi vostri perché anche voi ce le avete quelle foto, uguali sebbene diverse. Io, per quanto riguarda me stesso, lo so cos'è. Lo so cosa mi fa piangere sempre, ininterrottamente, anche mentre vado a comprarmi le sigarette o fingo di ridere alle battute di un amico. Lo so. È che in quelle foto alberga una cosa che poi a noi non è più appartenuta. La semplicità. In quelle cazzo di foto c'è, in tutto e per tutto, un concetto di vita semplice che a noi è sfuggito totalmente. Rendendoci l'esistenza un groviglio artificioso così scadente, ma così scadente.
  C'è, nelle foto delle nostre madri, il piacere genuino e purificato della vita. Un godimento continuo quando le cose stanno così. Tutta la semplicità che rende la vita accettabile. Accettabile, un sinonimo di felicità. Perché semplice non vuol dire elementare. Eh no cazzo, non confondiamo concetti simili ma diversi anni luce tra loro. È come se tutto ad un tratto, come in un complotto silenzioso ordito da noi stessi, ci fossimo messi a pensare che semplice volesse dire banale. Frantumando, in pochi istanti, uno stile di vita decente e vincente.
  Che danni inenarrabili siamo stati in grado di eseguire.


Da "Hanno tutti ragione", di P. Sorrentino

domenica, gennaio 04, 2015

Le emozioni passano, i sentimenti vanno coltivati.


L'amore non è un oggetto preconfezionato e pronto per l'uso. È affidato alle nostre cure, ha bisogno di un impegno costante, di essere ri-generato, ri-creato e resuscitato ogni giorno. […] ma l'amore ripaga quest'attenzione meravigliosamente.


Zygmunt Bauman

venerdì, gennaio 02, 2015

Ciao Papà